Nei versi di Pavese c’è un bisogno di forma che oltrepassa la forma, una necessità di canto che sopravanza il canto. Il culto tributato alla sua opera risponde a questa urgenza comunicativa, all’impellenza di un contatto con l’altro. Pavese chiama, e il suo appello ha sul lettore una presa immediata, emotiva. Ma non è appunto da una pulsione simile, dall’ancoraggio nel terreno del vissuto, che la letteratura trae la sua origine? Ripercorrere oggi questi testi significa perciò verificare la forza di una parola che forse rimanda al di là della poesia, ma senza cui la poesia non può esistere.
Valerio Magrelli