Venezia è selettiva. Le persone, fin dalla prima volta che la visitano, si dividono rapidamente tra quelli che dicono “Venezia è bella ma non ci vivrei” e quelli che non possono più fare a meno di LEI e, appena ne hanno l’occasione, ritornano con la prima scusa possibile.
Entrambe le tipologie di viaggiatori dopo la prima visita avvertono l’irresistibile desiderio di raccontarla. Ma quelli che Venezia ha scelto, irretendoli, irreversibilmente, con il suo magnetismo, man mano che cedono al suo richiamo iniziano a perdere la voglia di condividerla con gli altri.
Venezia gli è entrata dentro come un canale che si ramifica tra i sestieri della psiche, e qualsiasi narrazione della città fatta da altri diventa per loro una prosaica pretesa di definire qualcosa che amano più di quanto capiscano e che, per questa ragione, è diventato un fatto privato. E a nessuno piace che qualcun altro descriva ciò che per noi ha assunto un valore intimo.
Attenzione, Venezia non si accontenta d’amori superficiali. Ad ogni ritorno stringe la sua presa su di noi, diffondendosi nell’animo come una patologia incurabile, trasformandosi col tempo da oggetto d’amore ad archetipo del nostro modo di guardare il mondo. Inevitabilmente Venezia ci induce ad aggiornare il giudizio non solo sulle altre città ma sul nostro stesso modo di vivere.
Completata la sua opera di formattazione del nostro sentire Venezia molla la presa, conscia che nel nostro errare per il mondo ricercheremo in ogni cosa l’archetipo di Venezia.
Questo libro alterna foto e citazioni a pagine bianche che invitano l’inconscio ad esprimere su carta, con parole o segni, il proprio, individuale, dialogo con Venezia.